Di seguito riportiamo l'intervista che il settimanale diocesano "L'Araldo di Volterra" ha rivolto a don Francesco Spinelli, ex assistente diocesano dei giovani di Azione cattolica della quale ha fatto parte da sempre, prima di essere consacrato sacerdote, militando dall'ACR ai giovani. E' attualmente membro del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Tratto da L'Araldo:
Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione era stato incaricato da Papa Francesco di organizzare il Giubileo Straordinario della Misericordia, che si appena concluso. Il nostro don Francesco Spinelli, che ne fa parte, ha quindi avuto modo di poter vedere da una prospettiva tutta particolare lo svolgimento di questo Anno Santo. Cogliamo quindi l’occasione per potergli fare alcune domande:
Tra i vari appuntamenti giubilari, quale ti è rimasto più nel cuore?
Anzitutto devo ringraziare il Signore per la grazia che mi ha dato di poter seguire “dal di dentro” l’organizzazione di un evento così bello ed importante per tutta la Chiesa come un Giubileo. Di ogni grande evento del Giubileo mi porto dentro un ricordo speciale, fatto di incontri con tante persone provenienti da tutto il mondo,
con le storie più incredibili: dai carcerati ai senzatetto, dai ragazzi ai disabili e ai malati, dai diaconi ai sacerdoti. Di tutti gli eventi, senza dubbio, mi porto un ricordo speciale del Giubileo dei Malati e delle Persone Disabili (10-12 giugno), che ho avuto modo di organizzare in prima persona. In particolare poi, di questo evento, mi piace ricordare la s. Messa con Papa Francesco. Non mi posso dimenticare gli occhi contenti e soddisfatti dei sei ministranti disabili che hanno affiancato il consueto servizio liturgico, così come la concentrazione del diacono sordo e l’impegno dei ragazzi disabili che hanno “mimato” il Vangelo, con tanto di costumi ed oggetti. È stato un grande segno di inclusione e di accoglienza, anche nella liturgia, che è stato dato a tutti e sono stato molto contento di potervi dare il mio piccolo apporto.
Delle tante cose che avrai avuto da fare nel corso del Giubileo, quale ti piace ricordare?
Nel corso dell’Anno Santo, tra le molte cosa da fare, una di quelle che mi ha fatto più piacere svolgere è stato l’essermi occupato più da vicino dei Volontari del Giubileo. Questi sono stati coloro che, ogni giorno, per tutto il Giubileo, con il loro fratino giallo hanno aiutato i fedeli nel pellegrinaggio verso la Porta Santa. Ogni sabato li ho accolti e formati con una piccola catechesi sul Giubileo ed ogni lunedì sera ho celebrato per loro la s. Messa. È stata un’esperienza pastorale molto bella, in cui ho toccato un’umanità grande, fatta di persone di ogni età (dai 18 agli 84 anni) proveniente da tutto il mondo, un’umanità spesso ferita dalla vita e con tante attese per questo Anno Santo. Abbiamo avuto oltre 4.000 volontari.
Ti abbiamo visto spesso vicino al Papa nel corso dei “venerdì della misericordia”, che cosa ti hanno lasciato?
Un’altra grazia sono stati i “Venerdì della Misericordia”, in cui ho avuto modo di poter accompagnare Papa Francesco. Mi porto nel cuore lo stupore e la commozione delle persone a cui preannunciavamo l’imminente e improvviso arrivo del Santo Padre. Mi tornano ancora alla mente l’entusiasmo dei ragazzi disabili della Comunità “Il Chicco”, che hanno abbracciato il Papa dall’inizio alla fine, la voglia di condividere con il Santo Padre degli anziani della casa di riposo, così come la gioia incontenibile dei bambini della casa di accoglienza a cui il Papa ha portato caramelle e leccalecca e la commozione grande delle mamme della neonatologia insieme a quelle del centro per malati in stato vegetativo. I “Venerdì della Misericordia” hanno rappresentato un segno che il Papa ha voluto dare in questo Giubileo, ma hanno segnato anche me nel profondo.
Che cosa pensi resterà di questo Giubileo?
Stando “dietro le quinte” la tentazione è di voler tirare una riga e fare un bilancio in base al numero dei pellegrini accolti. Effettivamente la cifra non può lasciare indifferenti, 21.292.926. Credo però che non è certamente in base a questo che si può valutare la portata di un evento ecclesiale così significativo come l’Anno Santo. Il Giubileo, infatti, penso si possa ritenere riuscito anzitutto nella misura in cui è stato capace di mettere al centro della vita della Chiesa quel tema per il quale Papa Francesco ha voluto che si celebrasse: la misericordia. Il Giubileo sarebbe stato vano se, alla sua conclusione si tornasse al nostro solito stile di vita. Perché questo non accada, cerchiamo di fare nostre le parole che Papa Francesco ci ha consegnato nella sua Lettera Apostolica a conclusione dell’Anno Santo, Misericordia et misera, perché ognuno, nella propria esperienza personale e professionale, possa far crescere una “cultura della misericordia basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli” (Misericordia et misera 20).